Testa piatta nel neonato: come evitarla?

Spesso si sente parlare della testa piatta, o plagiocefalia, normalmente in relazione a prodotti come il Cal Bebé o cuscini che garantiscono a mamma e papà di scongiurare questa evenienza. Ma sono realmente utili? Cerchiamo di capire qualcosa di più in merito.

Che cos’è la testa piatta? Cosa significa plagiocefalia?

Plagiocefalia viene dal greco. “Plagio-” significa obliquo, mentre “-cefalia” indica un disturbo a carico della testa. Quindi la “sindrome della testa obliqua”, per così dire. In effetti nella plagiocefalia il capo del neonato, ancora molto “morbido” e influenzato da postura e pressione, si presenta come schiacciato da un lato, dando luogo alla caratteristica forma obliqua di un lato della testa. Una condizione particolare di plagiocefalia è quella in cui il capo non è schiacciato da un lato (destro o sinistro) ma piatto sul retro (brachicefalia).

Esistono forme di plagiocefalia riscontrabili già alla nascita. E’ il caso di alcuni gemelli che, in utero, erano soggetti alla compressione dell’altro gemello a livello del cranio. Oppure in caso di gravidanze in cui per qualche motivo il liquido amniotico cominci a scarseggiare: anche questa condizione, infatti, può favorire l’insorgere della testa piatta.

Altre volte la plagiocefalia può essere legata alle circostanze della nascita. Un bambino con torcicollo congenito, per esempio, tenderà a tenere il capo sempre nella stessa posizione, perché è quella che non gli provoca dolore o fastidio. Di conseguenza, ecco che la plagiocefalia diventa un rischio, perché la testa si trova sempre poggiata sullo stesso lato.

Altre volte la plagiocefalia può insorgere perché il neonato viene lasciato per troppo tempo sdraiato nella culla o nella carrozzina.

Si tratta di una condizione pericolosa? Il cervello ne risente?

No, il cervello non ne risente. Tuttavia, se una plagiocefalia non viene riconosciuta e trattata, il danno può riguardare, oltre che l’estetica, anche la mobilità della mascella e la parola, ma anche la deambulazione può esserne influenzata.

Come si può evitare la plagiocefalia?

In caso di una condizione congenita, ossia già presente in utero, non ci sono misure preventive da adottare, si procederà a trattarla dopo la nascita.

In caso invece il vostro bambino nasca con un cranio normoconformato, è importante attuare alcuni comportamenti che riducano il rischio di plagiocefalia. Quali sono?

  • Non lasciare il bimbo sdraiato nella culla o nella carrozzina per troppe ore al giorno. Fermo restando che è bene far dormire sempre sulla schiena il proprio bambino per ridurre il rischio di morte in culla (SIDS) e soffocamento, bisogna essere consapevoli del fatto che in questa posizione il capo subisce una pressione laterale o posteriore per molte ore al giorno. Questo può favorire l’insorgere della testa piatta nel neonato, perciò è bene compensare cercando di tenere tra le braccia il vostro bambino ogni volta che sia possibile.
  • Utile, oltre a tenere il bimbo in braccio, l’uso di una fascia portabebé, che vi consentirà maggiore libertà d’azione mentre al contempo fate del bene al vostro cucciolo. Ricordiamoci sempre che in Africa la plagiocefalia praticamente non esiste, e questo è probabilmente dovuto all’uso molto maggiore delle fasce portabebé.
  • Teniamo qualche volta il nostro bambino adagiato con il suo ventre sul nostro avambraccio, come si consiglia di fare quando ha male al pancino, per intenderci. In questo modo cambieremo la posizione del suo capo e la direzione della pressione a cui è solitamente sottoposto nel lettino.
  • Utile una visita da un’osteopata specializzato in neonati.
  • Osservare se il nostro bambino tende a tenere sempre la testa da un lato durante il riposo, e, in quel caso, provare con dolcezza a girarla dall’altro lato. Ovviamente se la reazione è negativa, rivolgiamoci al pediatra o all’osteopata pediatrico per capire se possa esserci un torcicollo.

E il famoso “tummy time”, ovvero mettere da subito il neonato a pancia sotto per qualche minuto ogni giorno, può essere utile?

Certamente, possiamo farlo per esempio quando gli cambiamo il pannolino. Lo giriamo sulla pancia e potremo vedere come cerca di alzare il collo, spesso riuscendoci. Senza esagerare, pochi secondi a volta, dapprima, e poi qualche minuto a partire dai 2/3 mesi, quando sarà abbastanza grande da poter seguire un giochino che passa da un lato all’altro del suo campo visivo, anche da prono.

Sono utili i cuscini anti-plagiocefalia che si trovano in commercio, o il Cal Bebé?

No, sono anzi da evitare. Gli studi sulla SIDS infatti ci indicano come sia importante che non ci sia nulla nel letto del bebé (no peluche, no paracolpi, no cuscini, no coperte che non siano ben ancorate).

L’osteopatia può essere risolutiva?

Certamente può esserlo se ben fatta (non una ma qualche seduta da parte di un esperto) per quanto riguarda alcune condizioni predisponenti alla plagiocefalia, come il torcicollo. In caso di plagiocefalia conclamata, può non essere sempre così facile per un osteopata risolvere da solo la situazione. In quel caso il pediatra vi indicherà il percorso da seguire.

E’ vero che se il bambino con plagiocefalia non viene trattato prima dei sei mesi, sarà necessario fargli portare un casco?

Non è tanto il fatto che abbia tot mesi, il casco infatti può essere indicato anche prima in caso di plagiocefalie molto marcate. Tuttavia è vero che una presa in carico tardiva di questo problema esiterà con più probabilità in questo tipo di trattamento. L’osteopata può fare molto per modificare questa condizione, così come eventualmente il fisioterapista, ma la tempestività è importante. Rassicuro comunque i genitori: la testina del bambino risponde molto bene ai trattamenti osteopatici e fisioterapici per tutto il primo anno di vita. Per quanto, sottolineiamolo ancora una volta, i primi mesi sono i migliori per intervenire.