Quante ecografie fare in gravidanza?

L’ecografia è un esame indolore che dura circa 10 minuti e viene offerto anche alle donne in gravidanza. Si tratta di una tecnica che sfrutta gli ultrasuoni per ottenere un’immagine del bimbo nell’utero della mamma. Una sonda invia un fascio di queste onde che oltrepassano la parete uterina e raggiungono il feto, che riflette sul monitor la propria immagine.

Secondo le linee guida nazionali (Ministero della Salute, Linee guida per la gravidanza fisiologica) e internazionali, quando una gravidanza è fisiologica (ovvero non presenta fattori di rischio), é consigliabile effettuare 2 ecografie:

  • la prima nel corso del primo trimestre, non prima della settima settimana e non oltre la 13esima. Questa ecografia serve per stabilire nel modo più corretto possibile l’età gestazionale,  e quindi per calcolare (con un margine di errore di 3-4 giorni al massimo) la data presunta del parto  (detta anche DPP). Poi, naturalmente, si può vedere se la gravidanza è singola o gemellare e, nella seconda ipotesi, stabilire i controlli più appropriati. Infatti la gravidanza gemellare è considerata comunque a rischio (anche se poi va tutto bene) e le visite consigliate sono diverse a seconda della situazione. 

Se effettuata tra l’11esima e la 13esima settimana, durante la stessa ecografia é possibile anche effettuare lo studio della traslucenza nucale. Si tratta della misurazione della falda liquida che si accumula dietro la nuca del feto in quel periodo gestazionale e che, unita all’esame di un campione di sangue, fornisce una stima del rischio che il bambino sia affetto da alcune patologie, come la sindrome di Down. Nel caso in cui risulti un rischio aumentato, la donna potrà decidere se sottoporsi a esami invasivi, come villocentesi o amniocentesi, per avere una diagnosi certa.

  • la seconda, tra la 19esima e la 21esima settimana di gravidanza, è l’ecografia più importante, la cosiddetta “morfologica”. Si tratta di una indagine ecografica per la diagnosi di eventuali anomalie anatomiche del bambino. Permette inoltre di vedere in quale parte dell’utero si è inserita la placenta.

Ulteriori ecografie devono essere eseguite solo in caso di problemi materni o del piccolo.

L’ecografia di accrescimento (che molte donne fanno tra la 30esima e la 32esima settimana) può essere aggiunta a queste due ecografie, se la mamma si sente più serena. Tuttavia è bene tenere presente che essa può anche essere sostituita tranquillamente dalla visita dell’ostetrica che, come ad ogni altro controllo, misurerà la distanza sinfisi-fondo, ossia tra il vostro osso pubico e la parte più alta del pancione.

Ecografie a fine gravidanza per valutare la quantità del liquido amniotico possono essere effettuate nel caso in cui le misurazioni del pancione effettuate dall’ostetrica abbiano fatto sorgere dei dubbi. E, in ogni caso, allo scoccare delle 41 settimane (gravidanza oltre il termine).

Secondo una indagine ISTAT, tuttavia, solo il 20% delle donne esegue 3 ecografie in gravidanza. Il 42% delle donne ne esegue circa 5, il 38% ne esegue almeno 7.

“Perchè?”

Per il medico è un modo di mettersi al riparo da eventuali critiche sul suo operato, per la futura mamma è un’emozionante occasione di incontro con il suo bebè.  Intorno alle ecografie in gravidanza si crea però un’aspettativa che spesso supera le reali potenzialità di questo strumento. Ci si aspetta che  possa dirci “tutto” sul nostro piccolo e che più ne facciamo più sono le informazioni e le rassicurazioni che possiamo trarne.

“Ma se a me sta bene farne una al mese, ci sono dei rischi per il bambino?”

No, allo stato attuale delle conoscenze, una ecografia al mese (come accade a molte donne) non comporta rischi né per la madre né per il bambino. Economicamente si tratta comunque di una somma non indifferente, in quanto il sistema sanitario nazionale ne copre due, come dicevo. Quindi le altre andrebbero eseguite privatamente ed il costo si aggira intorno alle 150 euro per ognuna.