Litigi tra bambini, 2 utili consigli

Simpatia o antipatia, il primo bisticcio arriva presto. Un bimbo vuole sedersi proprio dove è seduto l’amico, l’amico non ne vuole sapere di cedere il posto. L’episodio può trasformarsi in uno scontro con spintoni, morsi, tirate di capelli. C’è chi si difende energicamente e chi invece è più arrendevole. Ma un bambino che bisticcia non va mai considerato “cattivo”: come è possibile, nei primi anni di vita, superare l’antagonismo se non con una prova di forza?

Per i genitori non è facile restare sereni quando assistono ad un litigio tra bambini, sia che il proprio figlio alzi le mani sia che prenda gli spintoni. Come reagire? Ognuno avrà certamente la propria reazione, dettata un po’ dalle circostanze ed un po’ dal temperamento.

Ricordo lo scorso anno, in spiaggia, di fronte al litigio tra due bambini, eravamo 4 adulti. Ognuno di noi ha reagito diversamente. L’oggetto del contendere era un libro, e mio marito lanciava avvertimenti al bambino che non ne voleva sapere di cederlo, tipo “se non lo restituisci spontaneamente, dovrò prenderlo”, mia cugina cercava di spiegare ragionevolmente al bambino che si doveva fare a turno per il bene di tutti, io proponevo al bambino rimasto senza libro di leggerne intanto un altro e mio cugino sgridava duramente il bambino che teneva saldamente tra le mani il libro come fosse questione di vita o di morte. In tutte le nostre reazioni c’era qualcosa di buono e qualcosa di dettato dall’ansia, sicuramente ognuno di noi metteva in campo il proprio temperamento. Chi più autoritario, chi più negoziatore, chi più adattabile.

In ogni caso, però, l’adulto che assiste ad un litigio tra bambini dovrebbe lasciare che trovino il loro modo per risolvere la questione, intervenendo solo se lo scontro degenera in violenza. Questi conflitti sono infatti le prime esperienze che fanno saggiare al piccolo il complicato mondo delle relazioni sociali, grazie ad essi capisce quali sono le sue reali possibilità nei rapporti, quale sia la conseguenza di un gesto gentile e di uno aggressivo.

Di solito il bambino trova da solo la risposta, nel momento in cui valuta il proprio comportamento in relazione alla situazione che si è creata.

In alcune scuole dell’infanzia esiste “la panchina rossa”. Si tratta di un luogo in cui la maestra (che si trova di fronte ad un conflitto degenerato in violenza) porta i contendenti a sedersi e “litigare bene”.

Nei confronti della “vittima”, viene spontaneo prenderla tra le braccia e consolarla. E che cosa fare con il coetaneo responsabile dello spintone, della tirata di capelli o del morso? Non ha bisogno anche lui di tenerezza, di essere in qualche modo tranquillizzato? Ditegli chiaramente che non siete d’accordo con il suo modo di fare, ma non castigatelo. Proprio in questo momento è importante dimostrargli che gli volete bene, pur impedendogli di aggredire un altro bambino.

Forse vi capiterà di osservare che i bimbi sono anche capaci di consolarsi a vicenda: si scambiano carezze, coccole, regalini. Stanno sperimentando i diversi aspetti di una relazione: bisticciare, sapersi accordare, risolvere i conflitti e perdonare. Talvolta hanno solo bisogno di un piccolo aiuto da parte degli adulti per superare la tensione e risolvere pacificamente il contrasto.