Il bambino di fronte al lutto

Un giorno, il vostro bambino si confronterà con la realtà della morte. Potrà trattarsi della perdita di una persona amata o di un animale domestico. Oppure leggerà della morte in un libro o ne sentirà parlare in un film o nel corso di una conversazione. Affrontare l’argomento della morte è molto difficile, normalmente se ne vuole proteggere il proprio figlio ma, se mostra di averne bisogno, è necessario aiutarlo a sviluppare il suo pensiero.

Ci sentiamo impotenti di fronte alla morte dei nostri cari e vorremmo continuare per sempre a preservare il nostro bambino dai sentimenti che comporta. Eppure la morte è parte della vita, nonché una delle nostre sole certezze.

Il mio bambino non ha mai vissuto una morte, dovrei discuterne comunque con lui? 

Quando il tuo bambino non ha vissuto la morte e non ti fa domande, è meglio aspettare che che la curiosità venga da lui. Arriverà il momento in cui il bambino noterà la morte di un animale o di una pianta e vorrà capire cosa sta succedendo. L’occasione perfetta per avvicinarsi al soggetto, con dolcezza e delicatezza, ricordando di non minimizzare mai la morte del suo animale preferito, che può essere più importante di lui rispetto alla morte di un parente lontano.

Come spiegare la morte a un bambino?

Si tratta di usare parole semplici e di essere rassicuranti. Possiamo spiegargli che la morte è una cosa naturale, che fa parte della vita. Le domande del bambino sono generalmente molto concrete:

  • “Quando uno è morto, gli fa male?”,
  • “È buio?”
  • “Se i morti aprono gli occhi sotto terra, hanno paura? “

Sono domande che aspettano solo risposte chiare e oneste. Il bambino sarà rassicurato dal fatto di sapere che uno non ha più dolore quando è morto e che, anche se è sottoterra al buio, non ha paura, ecc.

Essere aperti e disponibili è importantissimo

A seconda delle nostre convinzioni filosofiche o religiose, le spiegazioni fornite saranno personali ma dovranno essere sempre aperte, disponibili e dobbiamo incoraggiare il nostro bambino a fare domande. Se sappiamo come rispondere a una delle sue domande, basta dirglielo. La morte è uno dei grandi misteri della vita e non conosciamo tutto. E se vedete che questa risposta lo preoccupa, potete chiedergli: “Cosa ne pensi? ” ed eventualmente aggiustare il tiro, ammorbidire. A causa del suo particolare modo di pensare (pensiero magico), e anche se a noi sembra un’assurdità, spesso il bambino si sente responsabile della morte, e dobbiamo dirgli che non niente di quello che può aver fatto, detto o pensato ha causato la morte della persona cara. A seconda della maturità e dell’età del nostro bambino, possiamo anche rassicurarlo che nella vita ci si può ammalare ma il più delle volte si guarisce, si rimane vivi e che si morirà solo da molto vecchi. 

La comprensione della morte in un bambino varia molto in base alla sua età

Ciò significa che il nostro bambino avrà bisogno di tornare sull’argomento con nuove domande.

Il bambino fino a 3 anni è particolarmente sensibile all’assenza fisica e temporanea del genitore, di cui aspetta il ritorno con impazienza e angoscia. Non ha accesso al concetto di morte, e al suo carattere permanente, tuttavia percepisce il dolore di coloro che lo circondano e sono in lutto, situazione a cui porre attenzione appunto perché non si colpevolizzi.

Il bambino da 3 a 5/6 anni comincia a costruirsi una rappresentazione mentale della morte. Ma l’irreversibilità di essa non è integrata nella sua visione. La morte è vista come uno stato temporaneo, un po ‘come il sonno. Moriamo, ma possiamo tornare rapidamente. A questa età per esempio potrebbe essere frequente la domanda: “Ma per quanto rimane morto il nonno?”

Non c’è niente di sbagliato se i bambini giocano a uccidere e simulano la morte, soprattutto quando hanno perso una persona amata. È il loro modo di elaborare come possono il concetto di morte e può essere uno dei tanti modi di mostrare il loro lutto.

Il bambino da 5 a 8 anni tende a personificare la morte come persona spaventosa e punitrice.

Il bambino tra 8 e 12 anni ha una concezione di morte vicina a quella degli adulti, capisce man mano che tutti muoiono, che è una cosa naturale e irreversibile. Ha ormai sviluppato il pensiero astratto e mette in discussione la vita e il suo significato, nonché la possibilità della sua morte e quella dei suoi genitori.

Per concludere, tengo a ribadire che a tutte le età l’esigenza essenziale del bambino è quella di sentirsi amato e al sicuro. Parliamogli della morte quando la nostra famiglia la incontra, non nascondiamo le lacrime, lasciamolo partecipare nel modo che ritiene, usiamo parole che possa comprendere e dimostriamogli che la tristezza esiste e che, se vissuta, dopo un po’ si attenua e poi passa.