Nel 1984, anno in cui sono nata, alle donne in dimissione veniva consegnato un documento che consigliava di allattare ogni 3 ore. Oggi si consiglia vivamente alle donne di allattare a richiesta del neonato, ovvero ogni qualvolta il neonato mostri segnali di fame. Quali sono questi segnali?
- muove la testa da un lato all’altro aprendo la bocca
- succhia le mani
- emette rumori di richiamo, prima del pianto
Infine piange, ma il pianto è un segnale tardivo di fame, ed affinché il piccolo possa attaccarsi efficacemente al seno, potrebbe essere necessario calmarlo prima di offrirgli il seno.
Perché questo cambiamento, ovvero da poppate a orari a poppate a richiesta?
La generazione passata è la cosiddetta “generazione biberon”, per via della pervasività che raggiunse, negli anni 70-90, l’alimentazione del neonato con latte artificiale. L’alimentazione al biberon prevedeva quantità specifiche, orari precisi e un numero definito di poppate. In sostanza si applicò lo stesso principio all’allattamento materno, nella convinzione, non suffragata da ricerche, che questo avrebbe evitato al bambino problemi intestinali e che lo avrebbe abituato ad una routine nell’assuzione dei pasti, norma di igiene alimentare che si adatta al bambino più grande e all’adulto, ma non al neonato o al bambino di pochi mesi.
Nel corso degli anni l’allattamento materno è stato studiato molto meglio, la sua fisiologia, i benefici che ha, la composizione del latte. E da una comprensione più completa della fisiologia dell’allattamento, si è giunti a comprendere che l’allattamento a orari non risponde adeguatamente alle esigenze nutrizionali del neonato e che potrebbe causare ingorgo alla mamma, con conseguente sofferenza e calo nella produzione di latte da parte della ghiandola mammaria.
Quali sono le controindicazioni dell’allattamento a orari?
Possono essere molte e diverse. Una gestione rigida dell’allattamento, come quella a orari, potrebbe comportare:
- difficoltà del bimbo ad attaccarsi al seno per l’eccessiva durezza della mammella
- dolore per la mamma quando il piccolo si attacca al seno cercando di succhiare (una conseguenza del punto precedente)
- neonato molto agitato oppure, al contrario, disinteressato e sonnolento (nel primo caso per la fame, nel secondo caso per calo di zuccheri nel sangue o perdita di interesse per l’impossibilità di attaccarsi efficacemente)
- nervosismo e preoccupazione da parte della mamma
- disidratazione del neonato
- ingorgo mammario: il latte c’è, ma non riesce ad uscire per la tensione eccessiva presente all’interno dei tessuti del seno
- calo nella produzione di latte materno: il corpo della madre riceve il segnale che il latte prodotto è eccessivo rispetto alle esigenze del bambino e di conseguenza ne produce meno.
- necessità di somministrare aggiunta di latte di formula al bambino, perché il latte della mamma non risponde più alle esigenze del neonato in crescita