Nascere a Bergamo ai tempi del coronavirus: la storia di Michela, mamma di Nicole

Di certo non avrei pensato di arrivare a partorire appena prima di una pandemia. Sono arrivata in ospedale, a Bergamo, il 27 febbraio, avevo iniziato i dolori durante la notte. Poco dopo la porta d’entrata, un uomo consegnava mascherine. Non a tutti, solo alle donne in gravidanza.Salita al blocco parto la situazione non mi è sembrata migliore. Si poteva entrare solo uno alla volta. I compagni dovevano aspettare in sala d’attesa esterna al blocco. In quel momento vorresti tutto meno essere separata dalla persona che è il tuo sostegno, la tua sicurezza, la tua forza…Entro a fare il monitoraggio, con la mascherina. Un caldo infernale, i dolori, e la mascherina che non aiuta di certo a respirare. Le infermiere, i medici, le ostetriche, tutti con la mascherina. In quel momento vorresti vederli tutti in viso, cercando sguardi che infondono sicurezza e aiuto ma ho visto solo mascherine e mascherine.Nulla, dopo qualche ora mi dicono di tornare a casa, non è ancora il momento.Tornata a casa, dopo poche ore perdo le acque e torno di corsa in ospedale. Di nuovo. Vista l’ora la torre 1 era chiusa e il passaggio obbligatorio era il pronto soccorso. Mascherine e mascherine… anche lì. Inutile dire che nonostante i dolori e il fatto di rimanere lucida e vagamente distaccata da quello che vedevo, l’ansia per la situazione c’è stata.Dopo aver partorito arrivo in reparto. C’erano cartelli e avvisi ovunque su come disinfettare le mani e che norme igieniche seguire per evitare il contagio.Contagio, una parola che mi rimbombava in testa ma cercavo comunque di non farmi prendere dall’ansia. In fondo avevo una frugoletta a cui pensare e questa è stata la mia salvezza!Nessun parente poteva entrare in reparto. C’è stato un giorno in cui anche i papà sono stati mandati fuori in sala d’attesa.Mi sono trovata sola, con la stanchezza del parto in corpo, con i punti che battevano intensamente, con una bambina di un giorno che piangeva e quell’ansia che cercava sempre di farsi strada.Mi ripetevo che dovevo solo pensare alla piccola e stare attenta a seguire le norme igieniche indicate. Normalissime regole che dovremmo seguire in ogni caso in ogni momento e non solo quando sono accompagnate dalla parola “contagio”.Sono stati giorni intensi, per quanto disponibili in reparto erano oberate di lavoro. Erano nati tanti bambini e tanto personale doveva andare in aiuto nei reparti degli infettivi.Volevo solo andare a casa, “al sicuro”. Fortunatamente la piccola stava bene, io anche e due giorni dopo ci stavamo preparando per tornare a casa. I primi giorni ascoltavo tutti i telegiornali possibili, leggevo ogni ora aggiornamenti sui social ma questo non faceva altro che alimentare quell’ansia che mai se ne era andata. Ho deciso ad un certo punto di non ascoltare più i TG e non leggere notizie sui social. Dovevo dedicarmi con serenità a mia figlia.Mettere al mondo un figlio e trovarsi in una pandemia porta a farsi tante domande… Che mondo avrà mio figlio?!
La situazione peggiora ogni giorno, la gente è costretta a stare in casa, in ospedale è un delirio. Ti ripeti a mo di mantra #andratuttobene, lo speri per tua figlia, per te, per la tua famiglia. Disinfetti l’universo, hai le mani tagliate da quante volte le lavi durante il giorno. È tutto un po’ una violenza e ad un certo punto devi capire che serve solo buon senso e non può diventare una fobia.
Parlate con la famiglia, con gli amici, videochiamatevi. Io ho sentito persone che non sentivo da mesi. Condividete il momento con chi preferite, non abbiate vergogna se avete paura.
Avrete talmente tante cose da fare durante la giornata che sarete sbalzate in un mondo a parte… Allattare, cambiare pannolini, fare lavatrici di mille bavaglie e tutine, appisolarvi e ricominciare da capo. La stanchezza sarà tanta. Dovrete avere il doppio della forza, della pazienza e giberne di determinazione in corpo, ma siamo donne e madri e possiamo farlo ?
Sarà lunga ma riusciremo a tornare alla normalità. Usciremo con i nostri piccoli nella carrozzina, gli amici potranno venire a trovarci a casa ma nel frattempo rispettiamo le regole, abbiate coscienza, rispettate voi stesse, i vostri figli e gli altri.
Siate felici per la fortuna che avete avuto nel mettere al mondo la creatura che vi cambierà la vita.