Meglio il nido, la tata o i nonni?

Molte mamme mi fanno questa domanda. La risposta non è semplice, e spesso bisogna trovare dei compromessi difficili tra la serenità della mamma ed il meglio per il bambino. Ognuno fa la sua scelta, ma qualche riflessione insieme può essere utile a tale proposito.

L’articolo migliore che ho trovato sul tema, e che ricalca molto bene il mio pensiero, è quello di Barbara Lahmita Motolese di GenitoriChannel.

E’ giusto mandarlo all’asilo nido o è meglio che il bambino stia con i nonni o con la tata?

In un quadretto ideale un bebè nasce in una famiglia con due genitori che nei primi anni di vita possono dedicarsi a lui o a lei, alternandosi nella cura in modo che entrambi abbiano anche una propria vita personale e professionale appagante.
Ecco, ora prendiamo questa situazione molto rara e, se per noi non è possibile, mettiamola da parte, perché non ci intralci con forti sensi di colpa. Vediamo cosa fare se non ci è possibile.

Tutti noi vogliamo il meglio per i nostri figli ma ognuno di noi ha una sua specifica situazione di vita, un conto in banca diverso e può fare affidamento su risorse di tipo diverso. Prima di chiederti se è giusto mandare il tuo bambino all’asilo nido è importante porti almeno due domande:

  • Quali sono le nostre risorse?
  • Quali sono i nostri limiti?

Nota bene, ho parlato al plurale perché in qualche modo anche i membri delle famiglie di entrambi, se sono vicini e in buoni rapporti, sono in qualche modo coinvolti quando nasce un bambino.

Meglio il nido oppure stare con mamma e papà?

In molte famiglie, per motivi diversi, uno dei due genitori non lavora, solitamente è la mamma, ma ultimamente sta crescendo il numero di famiglie in cui è il papà a stare a casa.
Spesso ai genitori che scelgono di stare a casa e occuparsi dei figli direttamente viene detto che “i bambini stanno meglio al nido perché socializzano”.

La realtà, supportata da numerosissimi studi, è che il bambino nei primi anni di vita ha molto più bisogno di “attaccarsi” ad una figura adulta piuttosto che di socializzare con gli altri bambini. Queste frasi nascono dalla convinzione, tipica della nostra cultura, che il distacco precoce sia un incentivo all’indipendenza e all’autonomia, in realtà più il bisogno di attaccamento sarà soddisfatto più il bambino avrà basi solide da cui partire con fiducia verso il mondo esterno.

E’ importante sapere però che man mano che il bambino cresce avrà bisogno di una quotidianità sempre più stimolante: avrà bisogno di uscire (sì anche d’inverno!), avrà bisogno di vedere la vita intorno a lui e avrà sempre più bisogno di interazione, di giochi o oggetti da manipolare, impilare, mangiucchiare…in sostanza avrà bisogno che qualcuno si occupi di lui attivamente; che organizzi spazi, tempi e modi, lasciando anche ampi margini di movimento al bambino per creare la sua realtà.

Questo duplice bisogno del bambino di avere una figura adulta di riferimento e di vivere una quotidianità a sua misura, ma ricca di stimoli, è ciò che dobbiamo creare e cercare per il bambino, sia che lo teniamo con noi, sia che lo affidiamo ai nonni, alla tata o al nido.

Meglio il nido o i nonni?

Questo è un altro eterno dilemma, meglio lasciare il bimbo ai nonni che sono parte della famiglia oppure mandarlo al nido?
Lasciando da parte il tema economico, che dipende dalla vostra particolare situazione, possiamo dire che in linea generale i nonni sono una parte importante della vita dei bambini, hanno un grande affetto per i nipoti e fanno parte della memoria storica della famiglia.

Il loro ruolo è importante perché sono liberi da quegli “obblighi educativi” che ricadono sui genitori.

I nonni sono quelli che portano le caramelle e comprano le figurine dal giornalaio, quelli che si possono permettere di infrangere qualche regola e per questo vengono adorati dai bambini. Tutto questo però decade nel momento in cui i bambini passano la maggior parte del loro tempo insieme ai nonni i quali, in questo modo, vanno ad assumere un ruolo educativo importante. In questo caso può essere difficile bilanciarsi tra questi due ruoli. Non dimentichiamo inoltre che occuparsi di un bambino è un compito che richiede moltissime energie e molto spesso i nonni offrono la propria disponibilità per senso del dovere, ma sentono di non avere le energie necessarie, in particolare se sono avanti con gli anni.

La scelta di lasciare il bambino ai nonni per tutto il tempo in cui i genitori lavorano va quindi valutata bene, con onestà da entrambe le parti. Ricordate comunque che nessuna scelta è per forza definitiva, se dovete tornare al lavoro quando il bambino ha 3 mesi e vi sentite più sicuri nel lasciarlo alla vostra mamma invece che ad un asilo, potete sempre modificare la vostra scelta e inserirlo al nido più avanti, soprattutto se iniziano ad esserci difficoltà relazionali dovute alla differenza di stili educativi.

Meglio il nido o la tata/puericultrice?

La tata (o, se il bimbo ha meno di 12 mesi, meglio ancora la puericultrice) non è solo una baby sitter che viene chiamata all’occorrenza ma una persona che fa le vostre veci in casa quando non ci siete occupandosi del bambino.

Dal punto di vista emotivo, la tata è un’ottima soluzione se avete fiducia in lei. Il vostro bambino potrà restare nel suo ambiente, nell’ambiente che gli è familiare e che gli ricorda in ogni dettaglio mamma e papà. E’ anche una soluzione molto pratica in quanto non dovrete preoccuparvi quando il bambino si ammala o quando l’asilo è chiuso: la puericultrice o la tata saranno comunque al vostro fianco.
E’ importante però che queste figure siano scelte con cura, oltre a occuparsi attivamente del bambino organizzando i ritmi giusti e le attività che possono essere stimolanti, come abbiamo già detto, devono anche corrispondere alle vostre scelte educative ed essere in grado di prendersi cura del bambino quando non sta bene.
Oltre che parlarle direttamente potreste farvi consegnare delle referenze e parlare con gli altri genitori che l’hanno già scelta in passato per capire bene se è la persona giusta per la vostra famiglia.

Qual’è l’età migliore per mandare un bambino al nido, se questa è la nostra scelta prediletta?

Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, professore ordinario di psicologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma, la pensa così (da Nostrofiglio, gennaio 2012, ndr): “L’ideale sarebbe poter tenere a casa il bambino almeno fino a 18 mesi. Dopo l’anno e mezzo di età, infatti, i bambini si adattano più facilmente alle novità, riescono a socializzare meglio e ad apprezzare la vita e i giochi insieme ai coetanei. Certo, dipende da bambino a bambino, non esiste una regola universale perché ci sono anche bambini che si inseriscono molto facilmente ed altri che hanno bisogno di più tempo”.

La posizione della dottoressa Oliverio Ferraris mi trova completamente d’accordo.